Quando le nuove tecnologie incontrano la narrazione: il Digital Storytelling
Se la tecnologia fa ormai parte della vita quotidiana, anche il racconto di storie, lo storytelling, è parte costitutiva integrante dell’esperienza umana, della crescita e della formazione: le persone infatti strutturano principalmente la comunicazione sotto forma di racconti, che aiutano a percepire, organizzare e ricostruire la realtà e a dotarla di senso, generando valori che contribuiscono alla formazione e all’espressione dell’identità personale e collettiva attraverso l’esplicitazione di motivazioni, credenze, giustificazioni e sollecitazioni ad agire, e favoriscono l’espressione di sé in chiave costruttiva, riflessiva ed ermeneutica.
Si può dire che la stessa Storia sia fatta di storie, dapprima tramandate oralmente grazie a mnemotecniche, poi fissate grazie all’invenzione della scrittura, la tecnologia dell’intelletto che ha consentito di conservare e tramandare il sapere in forma organizzata ed enciclopedica, e da sempre raccontate, a partire da Omero, passando per menestrelli, giullari e trovatori per arrivare ai cantastorie e giungere infine ai giorni nostri, in cui lo storytelling assume una forma digitale.
Nel Digital Storytelling, infatti, si raccontano storie integrandole, grazie ai nuovi media, con immagini, musiche e possibilità di interazione, tutti elementi che le rendono emotivamente e sensorialmente più coinvolgenti, invitando all’ascolto, alla visione, alla lettura. Del resto, già gli uomini preistorici avevano sentito il bisogno di integrare la narrazione con altri elementi: esemplari da questo punto di vista sono le grotte di Lascaux, di Altamira o di Chauvet in Francia, che mostrano la capacità raggiunta dall’uomo di simbolizzare graficamente il pensiero e di costruire una rappresentazione visiva degli eventi cruciali della propria esistenza in forma simbolica, come elemento complementare al racconto. La narrazione non appartiene quindi solo al racconto verbale, ma anche a quello visivo e audiovisivo, e caratterizza non solo i media “temporali” come il cinema, la letteratura, la musica, ma anche i media “spaziali” come la fotografia, la pittura, la scultura, l’architettura. Queste forme testuali richiedono un’integrazione del pensiero narrativo e paradigmatico*.
Per raccontare una storia è possibile quindi far ricorso a diversi linguaggi utilizzando differenti media della comunicazione come strumenti che rendono possibile la comunicazione, ponendosi “in mezzo”, e consentono una comunicazione il più possibile efficace ed estesa**.
I nuovi media digitali offrono infatti la possibilità di coinvolgere più canali sensoriali, di integrare parole, suoni, rumori, immagini, di creare atmosfere coinvolgenti, emozionanti, efficaci allo scopo narrativo grazie alle diverse forme espressive peculiari utilizzate. La molteplicità dei linguaggi e codici implicati consente una moltiplicazione delle opportunità di far emergere il pensiero attraverso l’instaurarsi di connessioni e relazioni che contribuiscono alla costruzione di sé in relazione all’esperienza e al mondo***.
Il Digital Storytelling, nato dall’intuizione di Joe Lambert e di Dana Atchely in ambito teatrale, si è evoluto grazie al Center of Digital Storytelling (CDS, www.storycenter.org) fondato e diretto dallo stesso Lambert a Berkeley, in California. Il Centro si occupa di formare giovani e adulti in tutto il mondo ad utilizzare gli strumenti mediatici digitali per costruire e registrare le storie più significative della loro vita da condividere, con lo scopo di mettere in comune quanto appreso, costruire comunità e ispirare la giustizia.
Gli strumenti offerti dalle tecnologie e il web 2.0 risultano fondamentali nella diffusione di questa modalità comunicativa che valorizza la condivisione e la testimonianza di storie in quanto vettori che possono portare all’apprendimento, all’azione e al cambiamento positivo, diventando il nuovo campo di battaglia per lo scambio delle storie attraverso le culture, le comunità e gli individui.
Le tecnologie digitali infatti sono facili da usare, presentano costi sempre più accessibili che ne consentono un’ampia diffusione, permettono di correggere e modificare i contenuti con facilità. I prodotti ottenuti possono essere archiviati, duplicati, pubblicati con grande semplicità soprattutto attraverso internet con la pubblicazione su siti personali o istituzionali, blog o Youtube, che favoriscono la condivisione e la socializzazione dei contenuti narrativi.
* Messina L. (2007). Accompagnarsi nei media, Pensa Multimedia, Lecce, p.35.
** Rivoltella P.C. (1999). Media e conoscenza, in «Vita e Pensiero» n.6, novembre/dicembre, pp. 622-637.
*** Petrucco C., De Rossi M., Narrare con il Digital Storytelling a scuola e nelle organizzazioni, Carrocci, Roma 2009, p.35.