Il mio percorso di ricerca si concentra su come la robotica educativa, utilizzata in classe durante l’orario curricolare, possa diventare uno strumento efficace per migliorare l’apprendimento degli studenti e allo stesso tempo contribuire a rendere le STEM più inclusive.
L’attenzione è rivolta in particolare a comprendere se e come queste attività possano stimolare la partecipazione delle ragazze, aiutando a ridurre il divario di genere nelle discipline scientifiche e tecnologiche.
Il cuore della mia ricerca riguarda una domanda semplice ma fondamentale: come possiamo rendere la robotica educativa più coinvolgente e inclusiva, in particolare per le ragazze?
Negli ultimi anni le STEM hanno fatto molti passi avanti, ma i dati raccontano ancora di una forte disparità. All’Università di Padova, ad esempio, solo il 30% delle lauree in ambito scientifico è stato conseguito da ragazze; e se ci concentriamo sul Dipartimento di Ingegneria, la percentuale scende al 14%. È evidente quindi che occorre lavorare per rendere la tecnologia e la programmazione più accessibili e attrattive.
Il mio progetto si muove proprio in questa direzione. Da un lato vuole offrire ai docenti strumenti chiari e affidabili per portare la robotica educativa dentro le discipline, senza trattarla come un mondo a sé, ma come un linguaggio che aiuta a sviluppare competenze disciplinari e soft skills. Dall’altro cerca di capire come queste attività possano aiutare gli studenti, e soprattutto le studentesse, a sentirsi parte attiva delle STEM, superando stereotipi e barriere.
Poter sviluppare questo progetto di ricerca al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università degli Studi di Padova significa molto: è l’occasione per dare solidità scientifica a ciò che ho sperimentato per anni in classe, unendo il rigore accademico alla mia esperienza quotidiana di insegnante. Credo che la presenza di una voce pedagogica dentro un contesto di ricerca tecnico possa arricchirlo e aprire nuove strade.
I risultati di questa ricerca possono dare un contributo significativo all’innovazione in maniera più incisiva di quanto fatto fino ad ora, indagando le ricadute dell’uso della RE in classe con il supporto di evidenze, basi teoriche, metodologiche e scientifiche.
La mia speranza è che in questo modo si possano dare gli strumenti per estendere l’adozione della RE anche alla scuola secondaria di primo grado , in modo che non sia limitata alla sola scuola primaria e alle scuole secondarie ad indirizzo tecnico/scientifico, come generalmente avviene oggi.
Il mio percorso è documentato nel sito phd.emedialab.it che raccoglie esperienze e risultati.
