Sono di ritorno dalla manifestazione organizzata ad un anno dalla presentazione del Piano Nazionale Scuola Digitale nella splendida cornice della Reggia di Caserta.
Tre giorni di workshop, co-generazione, esperienze, incontri, condivisione, 6000 persone coinvolte tra studenti, docenti e dirigenti.
Penso che solo una settimana fa ancora non sapevo che sarei stata chiamata a partecipare e coordinare insieme con il mitico profdigitale Alessandro Bencivenni e la strordinaria profgiornalista Annamaria Bove uno spazio di co-generazione dedicato agli animatori digitali.
E’ stata un’esperienza preziosa di scambio di idee e buone pratiche, di confronto, di analisi di punti di forza e di debolezza di quanto abbiamo vissuto fino ad ora.
I numeri relativi all’attuazione del PNSD presentati dal ministro sono notevoli, anche se resta ancora tanto da fare. Ho davvero apprezzato che ci sia stata la volontà di raccogliere le voci e le testimonianze di chi si è trovato a rivestire questo ruolo. Certo, si è trattato di un gruppo ristretto, selezionato in base alla vicinanza geografica e alla disponibilità a partecipare con un preavviso minimo, ma è stato comunque rappresentativo di realtà diverse. Attorno al tavolo con noi c’erano anche alcuni dirigenti scolastici, interessati a capire come portare in modo efficace il cambiamento nelle loro scuole, e abbiamo voluto provare a coinvolgere la comunità degli Animatori Digitali fisicamente lontani attraverso un sondaggio pubblicato sulla bacheca Facebook del gruppo, in modo da raccogliere più voci possibile.
Abbiamo condiviso e riflettuto su quello che ha funzionato e invece su quali siano state le criticità incontrate, ci siamo chiesti come potremmo sostenere le scuole di ciascuno nel passaggio dall’analogico al digitale, come supportare i nostri colleghi “resistenti” e in difficoltà con le tecnologie, come mettere al centro del nostro agire i ragazzi, dando risposta al loro bisogno di futuro di cittadini di domani.
Ci siamo detti che dobbiamo diventare sempre più bravi a trasformare le difficoltà in risorse, cogliendone gli aspetti sfidanti, perché è facile lamentarsi e mugugnare, è più difficile ma anche più gratificante provare a trovare soluzioni. Non stiamo facendo una rivoluzione, ma siamo parte di un cambiamento che, come tale, ha bisogno di tempo per essere metabolizzato, e insieme, collaborando e condividendo, tutto può diventare più facile.
Tra i tanti ricordi che porto con me, la conferma di come l’inclusione passi attraverso la tecnologia, personalizzando gli apprendimenti e supportando i bisogni educativi speciali. Ma, soprattutto, ho sentito di genitori che hanno chiesto piangendo che i loro figli venissero iscritti in una classe dove le tecnologie sono integrate nelle attività didattiche, e che non è stato possibile accontentarli.
Ecco, io credo che questo sia tra i tanti motivi uno veramente valido non solo per continuare in quello che abbiamo fatto fino ad ora, ma per essere ancora più convinti che il nostro contributo è fondamentale e necessario.