Uno degli argomenti più discussi negli ultimi mesi nel mondo della scuola riguarda l’introduzione della figura dell’animatore digitale prevista dal Piano Nazionale Scuola Digitale.
Al di là di dubbi legittimi e sterili polemiche, che si possono facilmente leggere sui social network nei vari gruppi facebook e sui canali telegram, un nuovo anno scolastico è iniziato, carico di attese e di speranze. Alunni, genitori, insegnanti (e, diciamolo, anche dirigenti scolastici), si aspettano un anno ricco di esperienze, di opportunità di crescita personale e collettiva, di incontri con nuove conoscenze e di acquisizione di competenze grazie anche alla diffusione dell’innovazione che prevede il PNSD.
Come riuscire allora a conciliare le istanze del Piano Nazionale Scuola Digitale e le realtà delle nostre scuole? Come coinvolgere le comunità scolastiche eil territorio nella creazione di soluzioni innovative? All’atto pratico, quale sarà il ruolo dell’Animatore digitale? Quale il suo compito? In molti se lo sono chiesti, tanti se lo stanno ancora chiedendo.
Credo che prima di tutto, sia importante partire dal capitale più importante a disposizione di tutte le scuole: le persone.
Non lo dico solo io, la considerazione mi è venuta riguardando l’intervento di Domitilla Ferrari al Tedx di Verona dello scorso Aprile. Ve la siete persa? La trovate qui:
Domitilla è una mia amica virtuale che si occupa di internet e di comunicazione. Vive in rete e della conoscenza della rete ha fatto tesoro, diventando autrice di due libri oltre che docente in diversi corsi universitari e master. Non è una nativa digitale, dice, e nemmeno un’influencer, una persona che utilizza i social media per far conoscere e promuovere opinioni, o prodotti. Però in rete è molto conosciuta ed apprezzata. Qual è il suo segreto? Di sé dice: “Io sono un cavo che collega e che trasmette informazioni. I cavi sono fatti di anime e di materiale isolante. Nel momento in cui trasportano informazioni trasmettono energia, si scaldano. E io mi scaldo, quando trasmetto energia, quando trasmetto qualcosa. Io faccio in modo che questa membrana isolante che mi separa dagli altri si assottigli. In questo modo, io mi avvicino ad altri cavi… i cavi ci connettono e ci portano in posti nuovi”.
Ecco, credo che questa metafora sia perfetta per gli animatori digitali che, almeno nelle intenzioni di chi li ha pensati, dovrebbero diffondere l’innovazione a scuola. Creare connessioni, trasmettere informazioni, scambiare consigli, chiedere pareri, far percepire agli altri il calore che ci anima, che ci spinge ad essere quello che siamo. Diventare parte di una rete che trasmette e connette, riconoscere le occasioni e le opportunità, condividerle, coinvolgere più persone: quali compito migliore per gli animatori digitali? Le occasioni e le situazioni favorevoli a sviluppare progetti e avviare attività poi non mancheranno.
Penso che per questo la formula del Summer Digital Animator’s camp di Mussolente sia stata un’opportunità importante e un’idea vincente: al di là e oltre agli interessanti eventi formativi, all’occasione di vedere e provare strumenti e ambienti digitali, c’è stata la possibilità di incontrarsi, di conoscersi, di confrontarsi, di creare relazioni, di scambiare idee. Di iniziare a costruire una rete che, grazie ad internet, può mantenere i contatti e allargare alle nostre realtà l’opportunità di trasmettere e condividere conoscenza, grazie alla tecnologia. Per farlo, bisogna connettersi agli altri, diventare cavi.
Perché? Perchè stiamo costruendo un mondo migliore, dice Domitilla. Perché in questo modo, insieme, possiamo fare la differenza, lasciare un segno. Ma, soprattutto, per offrire a chi sta crescendo gli strumenti e le opportunità per crescere nel modo migliore e lasciare la loro impronta nel mondo.
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