Questa carta mi riporta alle mie letture preferite di quando ero piccola, divoravo i libri di Salgari e aspettavo con impazienza l’apertura della biblioteca per poter cambiare il libro che avevo preso in prestito e tuffarmi subito in una nuova avventura: in Malesia con Sandokan, la Perla di Labuan e i pirati, nelle Antille con il Corsaro Nero, Rosso, Jolanda, nella jungla nera indiana con Tremal-Naik e Kammamuri…
Vincerei facile dicendo che associo Avventura con Leggere, facendo così mia questa carta.
Però stiamo parlando in fondo di skill in ambito educativo, e allora mi lascio prendere da altre associazioni, che parlano di fantasia, scoperta, autonomia, ma anche di imprevisto, inatteso, incontrollabile. Si può parlare di avventura, in educazione?
Mi ritornano in mente parole di un altro libro, che invita a “Ripensare la relazione educativa” ed è scritto dalla meravigliosa prof. che mi ha poi seguita per la mia tesi di laurea triennale.
«Dall’infanzia alla giovinezza, dunque, ognuno dovrebbe poter godere dell’armonia tra esperienze informali e formali – bosco e campo coltivato – e, in questo sfondo, poter ritrovare un centro – una casa vivacemente abitata e, ancor più all’interno, un giardino segreto – che possa dare unità a tutta l’educazione».
Oggi bambini e ragazzi hanno a disposizione spazi creati su misura per loro, in cui spesso però mancano momenti per sperimentare in autonomia la vita sociale all’aria aperta; vivono con tempi sempre più preordinati e pianificati, dedicati allo sviluppo delle potenzialità personali piuttosto che al gioco disinteressato e avventuroso o alla riflessione personale; hanno opportunità di accedere a numerose occasioni formative scolastiche ed extrascolastiche che però di fatto limitano le esperienze di vita quotidiana, in famiglia, nei cortili, in gruppo. Vivono difficoltà emotive, affettive e relazionali che a volte richiedono alla scuola di sostituirsi alla famiglia come luogo di “rifugio affettivo”, di orientamento e socializzazione. La diffusione della tecnologia, se da un lato apre a molte opportunità, dall’altro porta a fenomeni di isolamento, come nel caso degli hikikomori, o di uso improprio degli strumenti, come nel caso di sexting, cyberbullying e grooming.
La perdita dell’armonia, della misura che rende possibile raggiungere un centro di equilibrio, ci chiede di ridisegnare il paesaggio educativo, in cui contemperare occasioni, spazi, tempi strutturati, intenzionali, come “zone coltivate” dell’educazione, e spazi, tempi liberi, spontanei, come “zone selvagge”, aiutando bambini e ragazzi a distinguere tra l’esplorabile, che alimenta dal di dentro la ricerca e la scoperta personale, rafforzando l’autostima, e l’inesplorabile, che presuppone l’accompagnamento di guide esperte e rappresenta la consegna del patrimonio culturale attraverso passaggi graduali.
Perché l’Avventura diventi un progetto educativo efficace, allora, è necessario trovare il giusto equilibrio fra momenti in cui incontrare se stessi, per raccogliere le idee, riflettere, ritrovarsi, e altri in cui uscire da sé, e buttarsi a capofitto nelle situazioni, nei problemi, nelle scoperte, nei rapporti con gli altri. Solo così il bisogno vitale di conoscenza e di crescita potrà essere soddisfatto, portando in dote la capacità di prendere decisioni, risolvere problemi, agire creativamente, prendersi cura, relazionarsi con gli altri, gestire stress ed emozioni…
Nell’incontro fra la bellezza di un percorso educativo vissuto come esplorazione, ricerca, scoperta e la consapevolezza della sua importanza, stanno gli occhi pieni di stupore e di meraviglia di chi impara.
Questa carta deve diventare mia.
Emanuela Toffano Martini, Ripensare la relazione educativa. Pensa Multimedia, 2007